Siamo realisti: la Chiesa Cattolica come la conosciamo oggi può davvero tornare alla povertà e all’evangelizzazione delle origini? La risposta immediata è no.
Tuttavia il nuovo Pontefice sembra aver ridato un minimo di dignità e anche un pizzico d’orgoglio all’istituzione religiosa millenaria più conosciuta al mondo. E sin dal giorno della sua elezione al soglio petrino: il nome innanzitutto, mai nessun papa aveva scelto il nome del poverello d’Assisi Francesco; altri gesti simbolici visibili a tutti sono stati la rinuncia alla croce d’oro e alla mozzetta di velluto rosso con il bordo di ermellino.
Ma le novità principali non finiscono qui. Le continue ‘frecciatine domenicali’ e non, sembrano essere il preludio di un’autentica rivoluzione, scagliate in questi mesi contro il denaro, la finanza, le banche, una su tutte: lo IOR la Banca Vaticana, ben nota agli italiani per il suo coinvolgimento in numerosi scandali (dall’affare Sindona al recente Vatileaks). Il commissariamento dell’Istituto e le dimissioni del direttore Cipriani e del suo vice sono solo l’inizio. Bergoglio è intenzionato a fare pulizia e, impossibilitato nel sopprimere l’ente, a renderlo quantomeno il più trasparente possibile.
Dallo spinoso e vergognoso fronte pedofilia, l’allontanamento del cardinale scozzese O’Brien, reo confesso di abusi sessuali su alcuni seminaristi, sembra dare quel segnale di ‘tolleranza zero’ promessa dal nuovo Vescovo di Roma. Basta dunque con i sistemi mafiosi di protezione omertosa dei preti pedofili e di screditamento e isolamento delle vittime di abusi. Ciò nonostante tolleranza zero per noi vuol dire denunciare e consegnare i colpevoli alla giustizia, togliere loro immediatamente lo stato sacerdotale e far risarcire le vittime dalla diocesi di appartenenza.
Il recupero della credibilità passa anche per queste tappe obbligate, senza dimenticarsi dell’annuncio della Parola, da far coincidere con azioni concrete quotidiane come affermato dallo stesso Pontefice: «Ricordiamolo bene tutti: non si può annunciare il Vangelo di Gesù senza la testimonianza concreta della vita. Chi ci ascolta e ci vede deve poter leggere nelle nostre azioni ciò che ascolta dalla nostra bocca e rendere gloria a Dio!»